Benvenuti in ElectricMinds

Vigevano - Albenga
Benvenuti a tutti! siamo Enrica e Giulia, studentesse al terzo anno di CIM. Questo blog nasce con lo scopo di dare l'opportunità, a chiunque non l'avesse, di visitare il Museo della Tecnica Elettrica di Pavia, omaggiando, inoltre, il 650° "compleanno" di UniPv.Vi guideremo in questo viaggio cercando di essere sintetiche, per non annoiarvi, ma particolarmente esaustive per colmare la vostra curiosità! Buona visione a tutti!!!

SEZIONE 1 : DALLE ORIGINI FINO A CIRCA IL 1880

Nella prima sezione del museo vengono analizzate le prime scoperte e  teorie formulate riguardanti l'elettricità. Partiremo dalle origini, per arrivare fino a circa la fine del 1800... Buona lettura e buona visione!

I primi studi dei fenomeni risalgono probabilmente al filosofo greco Talete, che studiò le proprietà elettriche dell'ambra, la resina fossile che se viene sfregata attrae altri pezzetti di materia: il suo nome greco era electron, e da questo termine deriva la parola «elettricità».  Lo scrittore latino Plinio il Vecchio nella sua “Naturalis historia” («Storia Naturale»), descrisse anch'egli le proprietà dell'ambra. Anche Lucio Anneo Seneca si occupò di fenomeni elettrici, distinguendo tre diversi tipi di fulmini: «il fulmine che incendia, quello che distrugge e quello che non distrugge».

Le osservazioni del fenomeno ripresero alla fine del XVI secolo: William Gilbert (1540 – 1603), iniziatore degli studi sul magnetismo, osservò le medesime proprietà dell'ambra anche in altri materiali, quali molte pietre dure, il vetro e lo zolfo e nel 1629 Niccolò Cabeo descrisse il fenomeno della repulsione elettrica. Una spiegazione di quanto veniva osservato, in un primo momento, venne cercata in effluvi o fluidi emanati. Galileo Galilei pensava vi fosse coinvolto il movimento dell'aria per il riscaldamento dovuto allo strofinamento.

Primi esperimenti elettrostatici

Otto von Guericke costruì nel 1660 una macchina elettrostatica, migliorata da Francis Hauksbee nel 1706. Nel Settecento, gli studiosi dell'elettricita', questa "nuova" disciplina, sono una comunita' scientifica virtuale. Essi viaggiano si scrivono, e presentano i loro esperimenti nei salotti dell'alta societa'. Riscuotono sia ammirazione che curiosita', impiegando l'elettricita' per usi didattici e medici oltre che per intrattenimento.
Ma protagonista indiscusso di questa prima sezione è Alessandro Volta. Il 20 marzo 1800 Alessandro Volta scrive una celebre lettera alla London Royal Society in cui annuncia la propria invenzione: la Pila. Per la prima volta e' possibile produrre un debole ma continuo flusso di elettricita'; da li presto nascono lo studio scientifico dell'elettricita' e la ricerca delle sue applicazioni pratiche.

La Pila di Volta

Accanto alla vetrina a lui dedicata, potete ammirare un cartello che titola: "La ricetta per preparare la Pila". Qui è possibile leggere, attraverso le parole dello studioso, il reale procedimento che egli utilizzò per preparare una pila funzionante.
Credeteci, davvero interessante!
Continuando le ricerche in campo elettromagnetico Michael Faraday scoprì nel 1831 l'induzione elettromagnetica, il principio alla base dei motori elettrici. A lui si devono inoltre l'enunciazione delle leggi dell'elettrolisi e l'invenzione della gabbia di Faraday. Sviluppò infine la teoria secondo la quale l'elettricità non era un fluido, bensì una forza, trasmessa da una particella di materia all'altra.

A metà dell'Ottocento si hanno le prime applicazioni pratiche sull'elettricità: la TELEGRAFIA. Intorno al 1830 Morse sfruttò il passaggio di elettricità in un filo conduttore come strumento per comunicare, giungendo all'invenzione del telegrafo con i fili, perfezionato da Charles Wheatstone in collaborazione con Cooke. Nel 1847 Ernst Werner von Siemens inventò un altro modello di telegrafo e fondò la compagnia Siemens. Successivamente la DEPOSIZIONE ELETTROLITICA e l'ILLUMINAZIONE.
La fine della prima sezione coincide con l'avvento della TELEFONIA: Meucci brevetta il "telefono", 1876 Alexander Bell brevetta il suo telefono.

I primi telegrafi















PHOTO ALBUM MUSEO SEZIONE 1




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